Pensieri discontinui
9 Settembre 2020Stroom
28 Gennaio 2021Diario Olanda,
Parte Paola.
Con una corrente di parole fluide proverò a delineare il percorso che da un paio di mesi a questa parte dovrebbe avvicinarmi alla proiezione di un futuro che ho sempre pensato di volere,
cronache olandesi su piste ciclabili in cui è possibile imbattersi in briciole d’anima al caramello disperse nell’euforia del ritmo quasi inedito di discese occasionali.
Ogni mattina, immersa in respiri che quasi si fondono a pedalate, disvelo distrattamente al mio sguardo disattento ciò che è diventato ormai routine in continua evoluzione.
In un contesto in cui ogni giorno è riconducibile a se stesso, non penso che la percezione di un attimo abbia mai avuto tanto senso: il tempo, entro i limiti di una settimana che gradualmente perde le sue instabili oscillazioni tra anni e secondi, inizia ad essere reale, comprensibile, a tratti vero.
E mentre, per quanto arduo, manipolare numeri che io ho sempre considerato a intervalli di cinque è, in un certo qual modo, possibile, l’imprevedibilità continua ad essere una costante che quotidianamente si riflette in lenti appannate in un ordine che da poco ho iniziato a considerare apparente.
Col volto sfiorato da gocce di una pioggia che potrebbe tramutarsi in grandine o scomparire nel giro di mezzo minuto, mi chiedo se non possano essere tracce di una malinconia impossibile da comunicare, specchi di una realtà meno monotona di quel che sembra.
E tra foglie perennemente umide e le curve che non esito più a percorrere, penso di aver perso l’unica possibilità di vedermi vivere. Forse non ne ho più bisogno.
Storia di una polaroid persa al buio di una luce dalle sfumature calde e riflessi che mi calzano a pennello.
Si può essere così tanto?